"Non vado dal dentista perché ho paura di sentir male"
Ricordi e paure atavici risalenti a cure odontoiatriche eseguite in età infantile spesso riemergono non appena i nostri pazienti si accomodano alla poltrona, oppure fanno sì che essi si astengano addirittura dal prenotare una visita odontoiatrica.
Negli ultimi decenni, per fortuna, le tecniche di anestesia si sono evolute ed in commercio esistono farmaci anestetici più efficaci di quelli utilizzati tempo fa.
La comunicazione con il paziente resta l'elemento fondamentale: per questo l’odontoiatra deve avvertire quando il paziente potrebbe avvertire del fastidio durante la terapia e stabilire un segnale d’allarme (solitamente un’alzata di mano) in modo che il paziente possa bloccarlo nel caso in cui il fastidio non fosse più sopportabile.
"Non ho mai avuto carie e quindi non serve andare dal dentista una volta all'anno"
La credenza che il dentista sia necessario solo per curare i denti cariati è, purtroppo, ancora molto radicata. Una visita odontoiatrica completa va a valutare non solo la presenza di carie, ma anche:- le condizioni dei tessuti di sostegno del dente (osso e gengive)
- le condizioni dei tessuti molli (labbra, lingua, mucose orali)
- eventuali malocclusioni o abitudini viziate del paziente
"Spazzolando con uno spazzolino duro e con forza i denti sono più puliti"
Assolutamente errato! Spesso i pazienti associano la sensazione di pulito con uno spazzolamento energico, ma non è così.
Lo spazzolino duro, associato ad una tecnica di spazzolamento errata, può provocare delle lesioni a livello dei colletti dentari, definite “abrasioni da spazzolamento”, che, oltre ad essere antiestetiche, possono esacerbare l’iperestesia dentinale.
Saranno l’igienista dentale o l’odontoiatra ad indicare al paziente la corretta tecnica di spazzolamento e lo spazzolino, dentifricio e collutorio più indicati, a seconda delle necessità del paziente."Lavando troppo i denti rischio di rovinarli"
La frequenza più corretta è quella di 3 volte al giorno, circa mezz’ora dopo i pasti principali. Lo smalto dentario è il tessuto più duro dell’organismo di un essere vivente, pertanto la credenza che spazzolando troppo spesso i denti essi possano rovinarsi è infondata.
Invece facciamo attenzione a come laviamo i denti: l’uso di bicarbonato associato al dentifricio, di dentifrici abrasivi, di una tecnica di spazzolamento errata e non ultimo di spazzolini troppo consumati (con le setole aperte, per intenderci) possono effettivamente danneggiare la superficie dentaria.
"Se lavo i denti più volte al giorno non è necessario usare il filo interdentale"
Il filo interdentale è un dispositivo assolutamente necessario per eseguire una corretta igiene orale. L’uso del solo spazzolino da denti non è sufficiente a pulire perfettamente gli elementi dentari, in quanto le setole non riescono a raggiungere gli spazi interdentali e a rimuovere la placca in tali zone."Il bambino molto piccolo non necessita di manovre di igiene orale fino a quando non spuntano i primi dentini"
Tutti i bambini nascono sterili (senza batteri) e sin dalle prime ore di vita cominciano ad essere colonizzati dai batteri, cosa che succede anche a livello del cavo orale. I primi dentini spuntano solitamente circa a 6 mesi d’età, e sin da subito è necessario pulirli. Ma nel periodo precedente? Sarebbe buona norma detergere le mucose orali del bimbo (lingua e gengive) con una garzina sterile imbibita di soluzione fisiologica in modo da rimuovere i residui di latte o cibo ed evitare così la proliferazione di ceppi batterici cariogeni.
"Se cade il ciuccio del mio bambino, in assenza di disinfettanti lo metto in bocca per pulirlo"
Niente di più sbagliato! La saliva materna è il vettore attraverso cui vengono passati i batteri presenti nel cavo orale della mamma nella bocca del figlio.
Una mamma molto cariorecettiva avrà probabilmente numerosi ceppi di batteri cariogeni all’interno della propria saliva e passando il ciuccio dalla propria bocca a quella del bimbo rischia di trasferirli anche a lui, aumentando la probabilità che egli possa a sua volta avere problemi di carie.
La soluzione migliore è quella di avere un “ciuccio di emergenza” da utilizzare quando quello preferito dal bimbo cade.
"Ho deciso di non somministrare il fluoro al mio bambino perché è velenoso"
Il fatto che il fluoro somministrato in quantità elevate sia dannoso è un fatto ormai assodato. L’assunzione di quantità di fluoro ben dosate a seconda dell’età del piccolo paziente possono prevenire la carie dentaria in quanto tale elemento, incamerato dall’elemento dentario in fase di formazione, trasforma l’idrossiapatite (minerale del dente) in fluoroapatite, meno sensibile all’attacco acido.
Nei pazienti molto piccoli è indicata l’assunzione di fluoro per via sistemica (per bocca) e l’uso di dentifrici senza fluoro (in quanto essi tendono ad ingerire il dentifricio e in tal modo non è controllabile la quantità di fluoro assunto), mentre nei bambini più grandi, dai 6-7 anni in poi, la somministrazione di fluoro per bocca non è più indicata (in quanto le corone dentarie si sono già completamente formate) ed è consigliato invece l’utilizzo di un dentifricio al fluoro per un’azione topica.
"Da quando sono rimasta incinta ho problemi al cavo orale perché il bambino mi "ruba" il calcio"
Un’altra credenza popolare da sfatare è proprio questa. Spesso le pazienti in gravidanza lamentano la comparsa di numerose lesioni cariose e di sanguinamento gengivale, che sicuramente non sono da ricondurre ad una presunta carenza di calcio.
Nei primi mesi di gravidanza la paziente avverte una sensazione di nausea che la porta a prediligere piccoli pasti leggeri e frequenti, spesso a base di carboidrati (biscotti, crackers, frutta) piuttosto che i tre pasti canonici più sostanziosi. La variazione delle abitudini alimentari, non associata ad un’incremento delle manovre di igiene orale, porta talvolta alla comparsa di lesioni cariose che poi si accrescono durante i mesi successivi.
La presenza del progesterone in elevati dosaggi a livello ematico porta inoltre ad una iperlassità ligamentosa generalizzata, che si ripercuote anche sul legamento dentario (chiamato gonfosi), rendendo gli elementi dentari più mobili e maggiormente soggetti a gengivite e sanguinamento gengivale. Spesso nelle donne incinte si osservano le epulidi gravidiche.
"Lo sbiancamento danneggia i denti"
Lo sbiancamento dentario professionale è una tecnica che prevede l’utilizzo dei perossidi, molecole in grado di far virare il colore della dentina rendendola più chiara.
Nei giorni successivi allo sbiancamento gli elementi dentari risultano più sensibili a causa della stimolazione da parte del perossido dei tubuli dentinali, ma non vi sono evidenze scientifiche che gli elementi dentari siano danneggiati
."I denti otturati,devitalizzati o con corone protesiche non possono cariarsi
Spesso i pazienti si sorprendono della presenza di una lesione cariosa secondaria al di sotto di un’otturazione o di una corona protesica, magari su un dente già devitalizzato.
La carie possono intaccare qualsiasi superficie di tessuto dentario naturale (dentina o smalto), esposto nel cavo orale, sia dei denti vitali che dei denti non vitali. Spesso le carie secondarie sono inoltre difficili da diagnosticare, in quanto i precedenti restauri conservativi o protesici le nascondono sia all’esame clinico che talvolta a quello radiografico.
"I miei genitori avevano la piorrea e quindi io sono un soggetto a rischio elevato"
La piorrea è il termine con il quale fino a qualche tempo fa si usava indicare i sintomi della parodontite (allungamento degli elementi dentari, vacillamento, presenza di sanguinamento od essudato purulento). Diversi studi hanno dimostrato che circa il 90% delle parodontiti sono associate alla presenza di placca e tartaro, oltre che alla presenza di determinati ceppi batterici che ne determinano lo sviluppo. Solo nel 10% dei casi vi è una componente genetica che favorisce la comparsa della parodontite anche in soggetti molto giovani e con piccoli depositi di placca e tartaro (parodontite aggressiva). <>La parodontite non è dunque geneticamente determinata nella stragrande maggioranza dei casi, ma è placca-tartaro associata."Ho smesso di fumare e le mie gengive hanno iniziato a sanguinare…forse era meglio prima!"
Il fumo di sigaretta, si sa, ha un effetto vasocostrittore. Se le gengive cominciano a sanguinare qualche settimana dopo l’astinenza dal fumo, probabilmente vi è un quadro di gengivite o parodontite che deve essere diagnosticato e che fino a quando si fumava era mascherato proprio dall’effetto vasocostrittore del fumo.In tale evenienza è raccomandata una visita odontoiatrica.
"I denti del giudizio crescendo fanno accavallare gli incisivi"
I denti del giudizio erompono nel cavo orale in età adulta e proprio per questo motivo si associa la loro eruzione con un affollamento dentario nei settori anteriori (soprattutto a livello degli incisivi inferiori), che invece è dettato dalla spinta dei muscoli e ad un riassorbimento osseo centripeto dei mascellari.
L’estrazione dei terzi molari può essere raccomandata per altre motivazioni a discrezione dell’odontoiatra, ma sicuramente tali elementi dentari non hanno da soli la forza di spingere tutti e sette gli elementi che si trovano davanti ad essi.
"L’organismo può rigettare un impianto"
Gli impianti dentari sono delle viti di titanio che vengono inserite nell’osso mascellare o mandibolare mediante un intervento chirurgico che deve essere eseguito in condizioni quanto più sterili possibili. Il rigetto è un meccanismo per cui un organismo riconosce come non propri gli antigeni di un altro organismo ed avviene ad esempio nel trapianto di organi. Il titanio, essendo un materiale inerte e privo di antigeni, non può essere rigettato dal paziente, ma può non osteointegrarsi (meccanismo per cui vi è una crescita ossea intorno all’impianto che lo rende stabile).
La mancata osteointegrazione può essere correlata a diversi fattori, quali le condizioni sistemiche del paziente, la non stabilità della ferita nel cavo orale e le condizioni di sterilità non ottimale durante l’intervento chirurgico.
Vi può inoltre esistere l'evenienza in cui un impianto perfettamente osteointegrato vada incontro ad un’infezione; anche in questo caso non si parla di rigetto, ma è in atto un'infezione che prende il nome di periimplantite ed è l’analogo della parodontite a livello dei denti naturali.